Ti è mai capitato di partecipare a un corso di comunicazione? Magari sul public speaking, o sulla gestione dei conflitti in azienda. In quelle occasioni si imparano tecniche utili: come modulare la voce, come strutturare un discorso, come rispondere a un’obiezione senza farsi prendere dall’ansia.
Ma forse ti è capitato anche un altro tipo di esperienza: una conversazione difficile con una persona cara, in cui non bastavano tecniche o strategie. Serviva altro. Serviva empatia, ascolto, autenticità. È qui che entra in gioco la Comunicazione Non Violenta (CNV).
Saper comunicare: il lato tecnico
Immagina di dover presentare un progetto al tuo team. In quel momento conta:
- come ti muovi davanti al pubblico,
- come gestisci le pause,
- come rispondi alle domande,
- come tieni alta l’attenzione.
Imparare a comunicare ti aiuta a diventare più chiaro, convincente ed efficace. È un bagaglio di competenze molto ampio, utile nel lavoro, nello studio, nelle relazioni professionali.
La Comunicazione Non Violenta: il lato umano
Ora pensa a una discussione accesa con un familiare o un collega. Le voci si alzano, le emozioni prendono il sopravvento e non importa più come stai parlando: ciò che conta è cosa state dicendo e come vi state ascoltando.
La Comunicazione Non Violenta, ideata da Marshall Rosenberg, offre una bussola in questi momenti. Non punta a “vincere” la discussione, ma a ritrovare connessione.
Si basa su quattro semplici passi:
- Osservare i fatti senza giudicare.
- Riconoscere e dire come ti senti.
- Dare voce ai bisogni che emergono da quelle emozioni.
- Formulare una richiesta chiara.
La Comunicazione Non Violenta ti aiuta a creare un dialogo autentico e rispettoso, soprattutto nei momenti di tensione.
Saper parlare con chiarezza e allo stesso tempo con empatia è forse una delle abilità più preziose che possiamo coltivare oggi.
La prossima volta che ti troverai in una conversazione difficile, chiediti: mi serve più una “tecnica” o più “empatia”?
A volte la risposta non è “o l’una o l’altra”, ma entrambe.
