Come è possibile ripartire?
1. Depressione
Uno dei disturbi più frequenti. Può manifestarsi con:
- tristezza persistente
- apatia
- perdita di interesse verso attività quotidiane
- affaticamento
- pensieri negativi o autodenigratori
Spesso chi perde il lavoro si sente “inutile”, “sbagliato”, “un fallimento”, anche quando la causa del licenziamento non dipende da lui.
2. Ansia e disturbi d’ansia
La preoccupazione costante per il futuro, la pressione economica, il timore di non “essere più all’altezza” possono generare:
- ansia generalizzata
- tensione muscolare
- irrequietezza
- attacchi di panico
- difficoltà a dormire
3. Disturbo dell’adattamento
Si manifesta quando la persona non riesce ad adattarsi alla nuova condizione di disoccupazione. I sintomi possono includere:
- depressione lieve o moderata
- irritabilità
- difficoltà a concentrarsi
- isolamento sociale
4. Disturbo post-traumatico da stress (PTSD)
In caso di licenziamenti improvvisi, conflittuali o umilianti, alcune persone possono sviluppare sintomi simili a quelli del PTSD:
- flashback
- evitamento
- ipervigilanza
- disturbi del sonno
5. Abuso di sostanze
L’aumento del consumo di alcol, tabacco o altre sostanze è spesso un meccanismo che si innesca per affrontare ansia, noia o tristezza.
6. Disturbi del sonno
- Insonnia
- difficoltà a prendere sonno
- risvegli frequenti
- sonno non ristoratore
Il sonno è strettamente legato alla salute mentale, e la sua alterazione amplifica gli altri sintomi.
Le conseguenze relazionali e sociali
La perdita del lavoro può anche impattare sulle relazioni familiari e sociali:
- aumento dei conflitti con il partner o i figli
- senso di vergogna nei confronti di amici e conoscenti
- isolamento volontario
- ritiro dalla vita sociale
Ripartire è possibile. Ma serve più di un CV aggiornato
Affrontare una perdita del lavoro richiede molto più di competenze tecniche: serve ascolto, supporto, consapevolezza. Serve dare spazio anche al lato umano, emotivo e psicologico del cambiamento.
Parlare di questi aspetti, normalizzarli e chiedere aiuto (professionale o relazionale) non è un segno di debolezza, ma di intelligenza e forza interiore.
Se stai vivendo una situazione simile, sappi che non sei solo. Il primo passo è riconoscere cosa stai provando. Il secondo è capire che puoi chiedere supporto. Il terzo, è ricominciare — con un alleato al tuo fianco.
Il ruolo del coach nel processo di ripartenza
In questo quadro così delicato, il supporto di un coach professionista può fare una grande differenza. Un coach non si sostituisce a uno psicologo, ma può:
- aiutare a ritrovare fiducia in sé stessi
- fornire strumenti per gestire l’ansia legata al futuro
- aiutare a riorientare i propri obiettivi
- accompagnare nella ricostruzione della propria identità professionale
Il coaching lavora sul presente e sul futuro, supportando la persona nel tornare a essere protagonista della propria vita, con uno sguardo realistico ma motivante.
Contattami se vuoi parlarne o se desideri sapere come un percorso di coaching può accompagnarti nella tua ripartenza.
